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Trieste, imprenditore edile si indebita per 2 milioni e mezzo, il Tribunale lo salva

Questa storia di debiti vede come protagonista un uomo che negli anni aveva dato avvio a diverse iniziative imprenditoriali nel campo edile, nelle quali ricopriva cariche, deteneva partecipazioni, rilasciava fideiussioni e ipotecava beni personali.

L’imprenditore si occupava di realizzare strutture in cemento armato e muratura, avvalendosi altresì della manodopera e delle attrezzature delle società partecipate e gestite. Società tutte facenti parte di un consorzio.

Perché sovraindebitato?

Nel 2008, complice la crisi economica, il Cliente subiva alcuni fallimenti di aziende venete. Fortunatamente, l’anno successivo – a seguito del corretto espletamento di un bando – l’imprenditore si aggiudicava un importante appalto per la costruzione di diversi edifici. Tuttavia, anche se le premesse apparivano ottime, la crisi accentuava i ritardi nei pagamenti che a loro volta determinavano l’aumento dei prezzi sia della manodopera sia dei materiali necessari alla realizzazione dell’opera. Tali fattori determinarono una perdita di circa 1 milione di euro.
Purtroppo, tale debito era destinato a salire e nell’arco di pochi anni divenne di oltre 2 milioni e mezzo di euro!

Come agiscono i creditori? 

Le banche, non appena vennero a conoscenza della difficile situazione economica, procedettero a bloccare conti e finanziamenti, innescando così un vortice di debiti e disperazione che coinvolse non soltanto l’uomo come imprenditore ma anche l’aspetto personale dello stesso.
A fine 2013, proponevano ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti mettendo a disposizione dei degli stessi gli immobili di proprietà. Ma l’anno successivo il piano decadeva per la presentazione, da parte di un fornitore, dell’istanza di fallimento, accolta, del Consorzio.
È così il cliente subiva 2 esecuzioni immobiliari e il pignoramento dei conti corrente.

Quale procedura di sovraindebitamento?

Dopo un’attenta disamina della posizione, lo studio legale dell’Avv. Matteo Marini, decise di consigliare il cliente per intraprendere una procedura di liquidazione del patrimonio (una delle procedure previste dalla Legge 3/2012).

Cosa viene messo a disposizione dei creditori?

Nella procedura liquidatoria, quindi, viene messa a disposizione dei creditori:

  • Il ricavato della vendita dei beni immobili;
  • Una provvista liquida di euro 37.440, da versarsi in n°48 rate mensili da € 780,00 l’una, dalla data di emissione del decreto di apertura della procedura liquidatoria, per i successivi 4 anni di durata della medesima;
  • Qualunque ricavo futuro dovesse entrare nel patrimonio – nel limite dei 4 anni della durata della procedura – ad esclusione di quanto necessario al sostentamento del nucleo famigliare.

Un risultato che, grazie all’aiuto dello studio legale dell’Avvocato Matteo Marini permetterà all’uomo di essere schiacciato dalla morsa dei debiti e finita la liquidazione del patrimonio richiedere l’esdebitazione e quindi la cancellazione di quanto non integralmente soddisfatto, con possibilità di accedere nuovamente al credito.

 

Clicca qui per leggere il provvedimento: Tribunale di Trieste, apertura procedura liquidatoria per imprenditore edile