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Il Tribunale di Varese dice sì: a disposizione dei creditori i beni oggetto di procedura esecutiva

Questo è il caso di una donna divorziata, che aveva dato avvio un’attività commerciale di rivendita biancheria in franchising.

Tutto inizia nel 2005, quando la cliente dell’Avv. Matteo Marini decide di rilevare un’attività commerciale al costo di 60.000,00 euro.

Per poter far fronte a tale spesa la donna si trova costretta a utilizzare i risparmi di una vita di sacrifici, vendere la propria automobile e chiedere aiuto alla famiglia di origine. Dopo solo 24 mesi dall’apertura dello store, il brand dispone un rifacimento dell’arredamento del negozio, costringendo così la cliente ad una nuova spesa imprevista e di non poco conto.

La donna decide, quindi, di sottoscrivere un contratto di leasing strumentale della durata di 5 anni.

Preso atto dei canoni di locazione delle strutture commerciali e dei tassi di interesse favorevoli, la donna pensa, quindi, di stipulare un contratto di mutuo – il quale prevede una rata mensile più esigua rispetto ai canoni di locazione corrisposti.

Nel 2012 la donna, però, si separa dal marito, aggravando pertanto la propria situazione economica. Ora, infatti, dovrebbe far fronte a spese che prima potevano essere ripartite in due.

Le rate del mutuo ipotecario ottenuto nel 2009, di importo pari a circa € 140.000,00, vengono pagate fino al 2013, anno in cui la donna si vede costretta a chiedere la moratoria annuale dei pagamenti, concessa per la sola quota capitale.

Al termine del periodo di sospensione concordato, la situazione economica e finanziaria è tale da non consentire comunque la ripresa regolare dei versamenti.

Per far fronte alle spese quotidiane e alle necessità primarie, nonché per sanare le esposizioni pregresse, avendo dovuto cessare l’attività commerciale avviata, la donna si vede costretta a chiedere un prestito personale per un ammontare di € 30.000,00 circa, nonché un finanziamento chirografario.

I debiti accumulati negli anni si attestavano attorno ai 270 mila euro.

La cliente, sommersa dai debiti, decideva quindi di rivolgersi all’Avv. Matteo Marini, che dopo l’analisi della posizione ha valutato di procedere con la liquidazione del patrimonio.

La donna metterà a disposizione della Procedura:

  • il ricavato dalla vendita dell’immobile di proprietà del valore di circa 90mila euro;
  • una provvista liquida mensile che sarà calcolata sulla base dello stipendio percepito pari ad euro 1.500,00 detratte le spese mensili per il sostentamento proprio e della famiglia pari ad euro 1.200,00.

Al termine della procedura potrà chiedere ed ottenere l’esdebitazione. La concessione dell’esdebitazione sarà subordinata alla verifica da parte del Giudice del comportamento tenuto dalla debitrice nel corso della procedura, la stessa dovrà tenere un comportamento collaborativo, non potrà contrarre nuovi debiti e non dovrà effettuare atti in frode ai creditori.

Clicca qui per leggere il provvedimento: Tribunale di Varese – 07.09.21